BLOG casalingo -non commerciale- di LAVORI MANUALI

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mercoledì 20 giugno 2018

MODELLISMO - INCONTRI - Duilio Curradi e il Titanic


Ben trovati amici e ben trovate amiche del blog….

Oggi, con immenso piacere, abbiamo la possibilità di incontrare Duilio Curradi.

L’ho conosciuto, insieme alla sua amabilissima Signora, già dai primi anni in edicola.

Non so bene dirvi in quale momento sapemmo del modello del Titanic da lui costruito.

Ricordo una volta in cui lo vidi salire in macchina e allontanarsi con un grande contenitore 
ben fissato sul tetto dell’auto. Sulla “custodia” campeggiava la scritta: R.M.S. Titanic.

Poi, navigando su internet, ho trovato molte notizie su Duilio Curradi e sui suoi modelli.

Ho saputo che è nato nel 1938 e che ha navigato cinque anni come ufficiale di macchina 
nella Marina mercantile. Adesso è uno dei maggiori esperti del Titanic.

Sul suo sito http://www.mitidelmare.it/ si trova una notevole raccolta d’informazioni 
interessanti. Io sono stata particolarmente colpita dalla pagina sui nodi marinareschi 


Ma lasciamo i preamboli e incontriamolo.




Egregio Capt D.M. Duilio. Anzitutto grazie per questo momento. Mi permetta di farle qualche domanda.

Come si è avvicinato al mondo del modellismo e come è arrivato a decidere di costruire il Titanic.

La mia passione per il modellismo navale nacque quando frequentavo la quinta elementare. 

Abitavo a Camogli quando vidi costruire un battello di legno destinato al trasporto passeggeri fra Camogli e il borgo di San Fruttuoso: il “Golfo Paradiso I”.

Io tentai di riprodurre, in piccolo, quel battello ma il risultato fu piuttosto deludente.

In ogni caso il seme era lanciato.

A questo proposito devo raccontare un fatto curioso. 

Terminai la costruzione del modello del Titanic proprio quando uscì il film di Cameron. Fui allora invitato a presentare il mio lavoro al Museo Marinaro di Camogli e, naturalmente, fui intervistato da una giornalista del Secolo XIX di Genova. Le raccontai anche di quando frequentavo la quinta elementare con il “mitico” maestro Mortola. La giornalista, con grande diligenza, raccolse molte informazioni proprio sul battello che cercai di riprodurre e pubblicò un articolo di quattro colonne sul quotidiano citando, naturalmente, il maestro Mortola.

Rientrato a Varese, fui raggiunto da una telefonata. Era proprio il mio maestro Mortola che mi disse che, poiché lo avevo tirato in ballo, aveva pensato di telefonarmi. Era il 1998. Erano trascorsi cinquanta anni da quella “quinta elementare”. L’ultima cosa che mi aspettavo era di risentire la voce del mio maestro. L’emozione fu grande anche perché, con sotto gli occhi la tradizionale foto della classe, mi seppe raccontare, con estrema lucidità, la storia di metà dei miei compagni di allora.

Perché proprio il modello del Titanic. Quando fu ritrovato il relitto di quella sfortunata nave io avevo da poco terminato la costruzione dei modelli di un paio di navi da carico. In entrambi avevo realizzato i locali interni con relativo arredamento.

Sollecitato soprattutto da alcuni colleghi di lavoro, che conoscevano il mio hobby, cominciai a cercare, seppure con grande difficoltà, informazioni su quel transatlantico.

Era una sfida notevole ma sono proprio le sfide impossibili che mi stimolano di più.


C’è stato qualche momento di maggiore difficoltà nel processo di costruzione?

La costruzione di questo modello è stata tutta una difficoltà.

I disegni disponibili, a metà degli anni ’80, erano molto pochi. Non si trovava il “piano di costruzione”, ovvero il disegno fondamentale che definisce la forma dello scafo. Le poche foto erano tutte, rigorosamente, in bianco e nero.

Mi lanciai comunque nell’impresa. Il primo scafo venne piuttosto male e i ponti superiori dovettero essere rifatti tre volte. Fui tratto in inganno anche dal fatto che il Titanic, al momento del varo, era uguale al precedente gemello Olympic, ma fu poi modificato in sede di allestimento.

Corressi lo scafo e le sovrastrutture grazie ad un libro che mi fu in seguito prestato da un appassionato della nave. Da questo libro potei estrarre alcune sezioni della nave che mi consentirono di correggere il disegno che, grazie ai miei ricordi scolastici risalenti all’Istituto Nautico, avevo realizzato. Trovai anche molte notizie sulla sistemazione dei locali.

Io volevo arredare internamente tutti i ponti superiori.

Come certamente saprete il Titanic era arredato con grande lusso e con numerosi stili diversi. Ebbi la fortuna di conoscere un restauratore di mobili antichi che mi aiutò ad individuare i colori prevalenti di ogni stile.

Per il resto ho lavorato di fantasia.

Il mio modello può essere considerato la migliore approssimazione possibile con le informazioni disponibili al momento della sua costruzione.

Certo. Dopo l’uscita del film di Cameron, trovai tante informazioni che mi mancavano, ma ormai il modello era finito e sigillato.


Secondo Lei qual è la sfumatura più interessante e affascinante del modellismo?

Il modellismo è un hobby molto specializzato e sofisticato che significa educarsi,
autogovernarsi, acquisire attitudini nuove.

Nel modellismo confluiscono pazienza, gusto della precisione, gioia dell’estetica.

Il modellista è un progettista, un disegnatore e un costruttore.

Quando, con altri amici modellisti, organizziamo delle mostre, cerchiamo di convincere le Autorità scolastiche e Comunali a portare i ragazzi delle scuole.

Quando vengono le scolaresche, chiediamo ai ragazzini quante mani hanno e quante dita ci sono in ogni mano.

La risposta è semplice ma la nostra raccomandazione è di imparare a usare entrambe le mani e tutte e dieci le dita. Non solo due, o peggio solo una, sullo schermo di uno smartphone.

Nel percorso di un modellista si provano tante emozioni ma quando poi si arriva a realizzare modelli come in questo Titanic, con buona parte dell’arredamento interno, le emozioni sono veramente tante. Si ricostruiscono i locali dove persone dal tragico destino hanno vissuto seppure per pochi giorni e si immaginano momenti di gioia e di disperazione.

Anche qui una considerazione. Quando ho finito di costruire i ponti del modello, ed ho sigillato il tutto, in molti mi hanno dato del pazzo: hai fatto tutto quel lavoro per poi chiuderlo e non farlo più vedere!

Per la verità, prima della chiusura, ho fatto scattare una serie completa di fotografie che si trovano sul mio sito http://www.mitidelmare.it/Ponti_del_Titanic.html

Questa decisione è stata dettata da ragioni tecniche e non solo: I ponti sono in legno e se non vengono bloccati si deformano nel tempo, è stato necessario chiudere il modello per poterlo finire esternamente, non lo si poteva portare alle mostre e sottoporlo a continui smontaggi e rimontaggi.

E poi non dimentichiamo che questa nave ha avuto un tragico destino. Sembrava, ogni volta, di sottoporla a un dissacrante spogliarello.


Se la sentirebbe di dare qualche consiglio a chi si volesse avvicinare a questo mondo straordinario?

Uno slogan che mi piace molto recita: Il modellismo, l’hobby che affascina i giovani e i diversamente giovani.

Il giovane che si appassiona al modellismo, e non solo a quello navale, sviluppa passioni e interessi che contribuiscono a “riempirgli” la vita.

I meno giovani, durante la vita lavorativa, possono trovare nel modellismo momenti di distensione e occasioni di gratificazione. I “diversamente giovani”, ormai affrancati dagli impegni quotidiani, riescono a riempire le proprie giornate rimanendo attivi “con la testa e con le mani”.

Un altro slogan che mi piace tanto recita: non si smette di giocare perché s’invecchia …s’invecchia perché si smette di giocare.

Approfitto di questo blog per rivolgermi a quei genitori che individuano nei propri figli una certa predisposizione verso questa passione. Coltivate questi interessi. Cominciate a regalare ai vostri figli scatole di montaggio semplici ma capaci sviluppare la creatività e la manualità. Incoraggiateli e aiutateli. Non lasciateli solo nelle mani dei “baby sitter elettronici”.


Possiamo chiedere alla Sua Signora se ricorda, o se entrambi ricordate, qualche aneddoto particolare sulle trasferte per le esposizioni e mostre alle quali ha partecipato il modello del Titanic?

Il Titanic, con il suo tragico destino, è rimasto impresso profondamente nell’immaginario collettivo.

Quando i visitatori vedono questo modello, rivivono un po’ la tragedia, ben descritta dal film di J. Cameron, e si lasciano trascinare da quella sensazione di mistero che circonda questa nave.

Secondo me il mistero più grande consiste nel fatto di come una nave, certamente sfortunata, riesca ancora, dopo oltre un secolo, a stimolare tante storie e tanta affannosa ricerca di situazioni strane e di complotti.

Si arriva addirittura a sostenere che la nave sia stata affondata di proposito, magari dallo stesso Comandante Smith.

Se chi racconta simili “storielle” avesse un minimo di competenza, saprebbe che lo Smith, anche se fosse impazzito e avesse deciso di cercare un iceberg sul quale dirigere la nave, con gli strumenti di navigazione dei quali disponeva all’epoca, non ci sarebbe riuscito.

Addirittura si sostiene che lo stesso Comandante Smith sia stato avvistato negli Stati Uniti dopo il naufragio (forse, a 62 anni, con qualche robusta bracciata, ha raggiunto terra - non scherziamo. Rispettiamo chi ha perso tragicamente la vita!)

Dopo soli tre giorni dall’aver sentito questa sorta d’insinuazione ho partecipato a un’importante mostra di modellismo. C’era un modellista francese, con un azzeccatissimo berretto da ufficiale di marina, che sembrava il sosia perfetto del Comandante Smith.

Mi sono fatto fotografare vicino a lui e ho spedito l’immagine all’autore di quella teoria con questo commento: “E’ vero. Ho avuto occasione di incontrare il Comandante Smith. Lui ha acconsentito a farsi fotografare con me. Io non ho avuto il coraggio di farmi raccontare la sua storia”.

Forse questo può essere considerato un aneddoto che nasconde, però, un’amara realtà. Lasciamo in pace quella nave e quei morti.

Parliamone, semmai, con il dovuto rispetto e senza speculazioni.























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